Live Wine 2015, sapore di vino e tradizioni

A farla da padroni al Salone Internazionale del Vino Artigianale, tenutosi a Milano dal 21 al 23 febbraio, sono stati i vignaioli artigianali, che hanno portato in Fiera la migliore qualità vinicola italiana, frutto di profonda dedizione alla terra.

Dal giallo paglierino al rosso rubino, tutte le sfumature della nostra produzione vinicola sono state protagoniste di Live Wine 2015, la tre giorni ospitata negli spazi Liberty del Palazzo del Ghiaccio di Milano, appuntamento imperdibile per gli amanti della cultura del vino.

Degustando bollicine e vini bianchi…
Sapori di cedro, curcuma e ginestra; pesca, tamarindo e sambuco. I sentori sprigionati dalle bollicine in assaggio hanno riservato piacevoli sorprese, una selezione per portarvi in viaggio tra calici, aromi pregiati e profumi raffinati è d’obbligo:

Vini biologici al Castello di Stefanago, Borgo Priolo (PV)
In questo bellissimo castello immerso nel verde, i fratelli Antonio e Giacomo Buffaldini, producono vini biologici con grande passione. L’utilizzo sapiente dell’antico metodo tradizionale permette alle uve pinot nero di acquisire eleganza e finezza uniche durante la vinificazione.
Delicati sentori di frutti di bosco e profumi secondari, che al palato incontrano un gusto agrumato e tondo, caratterizzano l’Ancestrale bianco 2012 mentre il Cruasé 2011 regala soffici sentori di piccoli frutti rossi come il ribes e la fragolina di bosco. Quest’ultimo è uno dei pochi rosé per macerazione con le bucce e vanta un vivace rosa chiaretto e una bollicina affascinante, che dona buonissima rotondità in bocca. Abbinamento perfetto con i salumi tipici dell’Oltrepò Pavese ma non disdegna composizioni più sofisticate.

Ricco bouquet per il Grillo di Barraco, Marsala (TP)
Impossibile rinunciare ai vini di Nino Barraco, vero artigiano del vino, che ha portato al Salone gli ottimi risultati della sua filosofia di vigna e cantina direttamente dalla Sicilia.
Tra i bianchi spicca il Grillo, al calice un giallo dorato, che emoziona al naso con sentori fruttati di albicocca, arancia e cedro; le quali, unite a note iodate di alghe, nocciola ed idrocarburi, gli conferiscono un particolare bouquet. In bocca una buona sapidità ed equilibrio ne fanno un vino ideale per accompagnare una pasta con colatura di alici.

Le uve pigiate con i piedi di Emidio Pepe, Torano Nuovo (TE)
Proseguiamo con la cantina Pepe: uno dei migliori produttori abruzzesi, che mantiene viva l’antica tradizione della pigiatura con i piedi in vasche di cemento vetrificate.
Grande sorpresa il loro Trebbiano d’Abruzzo da viti di 40 anni; l’annata 2010 presenta l’elegante timidezza che gli è tipica in giovane età, per trasformarsi poi in un’esplosione di fiori gialli, pesca e spezie delicate nell’annata 2004. Se ne apprezza il grande equilibrio in bocca e il buon potenziale di invecchiamento, dato da un’acidità viva e piacevole.
Buona sapidità, equilibrio e persistenza in bocca sono invece garantiti dalla prima annata del Pecorino, anno 2010. Il colore è di un bellissimo oro brillante e al naso colpisce un profumo ampio di albicocca, nespole, susina e floreale di ginestra, a cui si aggiunge la delicatezza della camomilla e l’intensità della salvia.

Garganega d’eccezione di Menti Giovanni, Gambellara (VI)
Dalle colline di origine vulcanica di Gambellara, il Riva Arsiglia 2013. Beverino, pulito e sapido, questo Garganega in purezza da vitigni di 60 anni è ottenuto con una fermentazione spontanea. I suoi sentori spaziano dal melone alla frutta esotica sino agli agrumi come il pompelmo e pietra.
Sentore di pasta di pane e un gradevole sapore fruttato caratterizzano invece il Roncaie sui Lieviti 2013: uve garganega rifermentate in bottiglia sur lie senza solfiti aggiunti. In bocca stuzzica la freschezza, la piacevole bollicina e la buonissima bevibilità. Un perfetto vino da merende, come lo definisce il suo produttore, che ben si abbina con un semplice e genuino panino con sopressa vicentina.

Roncaie sui lieviti, Cantina Menti Giovanni

La ribolla gialla di Marco Sara, Savorgnano del torre (UD)
Dai vini dolci ad una vasta gamma, la produzione della cantina Marco Sara ha visto una grande crescita. Punto fermo delle sue bottiglie? Il biologico di alta qualità.
Da pregiate uve ribolla gialla nasce l’Erre Gialla 2013. Lo contraddistinguono un naso molto piacevole con profumi di fiori d’acacia, sambuco e anice oltre ad una delicata freschezza al palato e un buon equilibrio. A fare buona compagnia a questa pregiata produzione anche i vini secchi.

Erre Gialla, Cantina Marco Sara

Affinamento in anfora per il Trebbiano di Francesco Cirelli, Atri (TE)
Molto interessante, tra i vini Cirelli, il biologico Trebbiano d’Abruzzo Anfora 2013. A fargli conquistare il podio l’affinamento in anfora e la franchezza che lo contraddistingue.
I sentori fruttati di mela e di erbette fresche, accompagnati da un piacevolissimo profumo di terra rossa, lo rendono un vino perfetto per gli antipasti di mare, così come la buona acidità, il buon equilibrio e un finale leggermente citrino al palato.

La Ginestra di Crocizia, Parma
Znestra 2013 e 2008, “ginestra” nel dialetto locale, non ha segreti: la forte presenza di questo fiore, e frutta bianca, all’olfatto svelano immediatamente il perché del suo nome. Znestra è ottenuto da uve malvasia di Candia aromatica, la fermentazione avviene senza aggiunta di lieviti e senza controllo della temperatura e viene infine imbottigliato senza filtrazione. La rifermentazione spontaneamente in bottiglia degli zuccheri residui e l’assenza di lieviti aggiunti ne fanno un ottimo esempio dell’antico metodo di produzione.
In bocca è piacevole e molto beverino con un retrogusto di pesca bianca. Nell’annata 2008 si incontrano queste sensazioni amplificate e più evolute sui sentori terziari, che cominciano a prendere piede.

Znèstra, Cantina Crocizia

Sentori di tiglio e fumè alla cantina Cacciagalli, Teano (CE)
Siamo nell’Alto Casertano dove incontriamo uno degli olfatti più particolari degustati al Salone; è lo Zagreo 2013, un prodotto biodinamico ottenuto da uve fiano d’Avellino. Lo caratterizzano note molto floreali, soprattutto tiglio, sentori leggermente fumé e un delicato tamarindo. In bocca si sente l’utilizzo dell’anfora che dona a questo eccezionale vitigno campano una nuova sfaccettatura.

Dell’Angelo Cantine in Tufo e le antiche miniere di Zolfo, Tufo (AV)
A Tufo le colline coltivate a vigneti sovrastano le antiche miniere di zolfo, che donano ai vini caratteristiche organolettiche molto speciali. Il Torrefavale è un Cru di Greco di Tufo, un’attenta vinificazione gli dona particolare eleganza e finezza, contraddistinta da un colore giallo paglierino intenso e luminoso.
Lo zolfo che sale al palato, assieme a freschezza e armonia, lo rendono un buon accompagnamento per crostacei e piatti a base di pesce spada.

Greco di Tufo, Dell'Angelo cantine in tufo

Verduzzo da medaglia al Denis Montanar, Villa Vicentina (UD)
Top five dei migliori vini bianchi di Live Wine, ottimo assemblaggio di uve e ricercatezza al palato: stiamo parlando del Uis Blancis Borc Dodon, degustato nelle sue annate 2009 e 2006.
Ottenuto da uve tocai unite a sauvignon blanc, pinot bianco e piccola percentuale di verduzzo friulano, questo vino mostra un colore unico, spettacolo di riflessi dorati che nell’annata 2006 si spostano verso l’arancione. All’assaggio il 2009 riserva finissimi sentori erbacei, di peperone, speziati e delicati come il pepe bianco mentre Il 2006 al naso sembra quasi un Calvados e in bocca è sorprendente con una positiva mancanza di corrispondenza, retrogusto di dattero e caramello assieme ad un’ottima acidità lo rendono unico e adatto all’invecchiamento.

Uis Blancis '09 Borc Dodon, Cantina Denis Montanar

Dulcis in fundo, a chiudere in bellezza la selezione di Live Wine 2015 è il Verduzzo Friulano 2006 Scodovacca.
Sessanta mesi in toneaux di rovere francese gli conferiscono un colore orange meraviglioso e un naso ampio che va dalla buccia d’arancia al tamarindo fino alla curcuma, alla clementina e al coriandolo. In bocca spicca una morbidezza che raggiunge un perfetto equilibrio con la componente acida.

Per motivi editoriali non mi sono potuta dilungare, c’erano molti altri vini che meritavano una menzione e che sicuramente in futuro troveranno posto nei miei articoli. I bianchi e le bollicine mi hanno stupito molto e sono soddisfatta dai grandi passi che sta compiendo l’agricoltura vitivinicola biologica e biodinamica in Italia, i vini naturali stanno prendendo sempre più piede e spero trovino ancora più spazio nella tavole, nei locali e nei ristoranti italiani.

Anna Martinello

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