Birrifici agricoli, business in evoluzione

Birrifici agricoli, un nuovo modo di pensare la birra

Come trasformare la passione in mestiere

In Italia i birrifici agricoli sono, oramai, una realtà in continua crescita e un settore che sembra di non aver risentito la crisi economica. È vero che ci vuole tanto coraggio per lanciarsi in una simile avventura, ma se siete veramente degli appassionati, niente vi potrà fermare a realizzare i vostri sogni. Bisogna avere le idee chiare e la possibilità di accedere a dei fondi per finanziare l’intero progetto.

In base all’importo che si vuole investire, si può decidere tra un piccolo birrificio e un’intera zona industriale. Poi si deve scegliere il tipo di birra che si vuole produrre e il grado di automazione del birrificio. Normalmente, un birrificio diventa operativo dopo circa 60 giorni dall’avviamento dell’impresa e questo è un fattore importante da prendere in considerazione quando si parla con i fornitori.

Altre tappe obbligate sono l’apertura di una partita IVA, l’ottenimento delle autorizzazioni necessarie dall’ASL di appartenenza e il nulla osta della finanza. Fatto tutto questo, il progetto può partire. La cosa importante, per chi decide di investire nella produzione della birra agricola è la passione. Si deve amare la terra, i suoi frutti, il lavoro agricolo e, nello stesso modo si deve amare la birra e la sua sorprendente trasformazione da mosto a quel prodotto finale tanto apprezzato da tutti.

Che cos’è la birra agricola e quali sono le normative che regolano la sua produzione

Il Decreto Ministeriale n. 212 di settembre 2010 stabilisce che la birra può e deve essere considerata un prodotto agricolo a tutti gli effetti perché la sua produzione, alla pari di quella del pane e della grappa, è strettamente collegata al mondo dell’agricoltura. Lo stesso decreto prevedeva per quei birrifici agricoli che producevano in proprio il 51% dell’orzo usato poi nella produzione di birra, la possibilità di accedere ad alcuni bandi comunitari per progetti agricoli. Questa situazione è stata modificata parzialmente, in seguito, con la Legge di stabilità del Governo Monti che ha cancellato, di fatto, una serie di agevolazioni ma ha mantenuto inalterato il nome di birra agricola. Di conseguenza, i birrifici agricoli hanno perso la tassazione agevolata prevista dalla finanziaria del 2007 ma hanno mantenuto la possibilità di accedere a tutti finanziamenti a sostegno dell’agricoltura.

Il punto cardine nella produzione della birra agricola

birrifici agricoli spine - EFW

La birra agricola, così come definita dal decreto 212/2010, deve avere determinate caratteristiche. Una di queste è il fatto di essere prodotta dallo stesso agricoltore che produce la materia prima principale: l’orzo. Come ben si sa, l’orzo, prima di essere usato nella produzione di birra deve essere maltato e per fare questo serve una malteria. In questo caso le cose si possono fare in due possibili modi.

Il primo prevede la costruzione di una malteria all’interno dell’azienda agricola stessa.

Nel secondo caso (che è anche quello più comune) l’agricoltore deve portare il proprio orzo in una malteria. Ed è qui che sorge il problema. Se l’orzo arriva in una malteria industriale, sarà scaricato e mescolato insieme con quello portato da altri produttori e il prodotto finale, il malto che l’agricoltore riporterà indietro non sarà mai quello derivato dal proprio orzo.

Per arginare questo problema alcuni proprietari di birrifici agricoli si sono costituiti in gruppi o consorzi. In questo modo, tutto l’orzo che producono all’interno delle loro aziende finisce nella malteria del consorzio e subisce il processo di maltazione per poi essere restituito al proprietario. La birra agricola così ottenuta è venduta con il marchio del consorzio stesso, che garantisce la sua qualità e provenienza. Tutte queste precisazioni sono importanti per capire il fatto che, nonostante ci sia un’unica definizione, la birra agricola si distingue in diversi tipi, che variano da produttore a produttore. Bisogna precisare che, se il limite minimo d’orzo che si deve produrre nella propria azienda agricola è di 51%, questa percentuale sale a 70% per gli aderenti al marchio Agribirra registrato dal consorzio Co.Bi.

Rispettando sia le normative in vigore sia quelle auto imposte si può garantire il risultato, una birra agricola di qualità che può dimostrare al mondo intero, ancora una volta, il talento artigianale degli italiani.

birrifici agricoli botti -EFW

Immagini Fonte: Wikipedia Commons