Prosecco made in Australia? No Grazie!

Il Prosecco deve essere Made in Italy!

Qualche giorno fa mi è saltata all’attenzione una notizia che mi ha lasciato davvero basito!

L’Australian Trade Marks Office Geographical Indication ha emesso una sentenza che concede il permesso ai produttori di vino Australiani di utilizzare in etichetta la menzione “Prosecco” (come già accadeva da tempo) nonostante la contestazione dell’UE. Per i giudici, con “Prosecco” si intende il nome del vitigno, quindi è (secondo loro) legittimo usare la denominazione in etichetta.

In Italia, dal 2009, si è risolto il problema introducendo il sinonimo Glera per il vitigno in modo da distinguere il vino dal tipo d’uva. Così facendo per Prosecco si intendeva solo il vino prodotto all’interno della zona prevista per la DOC.

Non tedierò nessuno con la storia del Prosecco (Vino) e Glera (Vitigno) che è fortemente legata al nostro territorio, ma vorrei precisare che il Prosecco è la DOC con il territorio più ampio in Italia e comprende tutte le province del Friuli e del Veneto, (eccetto Verona e Rovigo); addirittura a Trieste c’è una frazione che si chiama Prosecco, un paesino che si affaccia sull’altopiano carsico da cui proviene il nome di uno dei vini Italiani più consumati.

Inoltre importantissime le DOCG di Conegliano – Valdobbiadene e Asolo con le meravigliose colline del Cartizze che danno vita alle migliori espressioni del nostro grande spumante.

Vigne del territorio del prosecco

Quello che davvero non riesco a capire è come non siamo capaci di tutelarci, di proteggere un prodotto con il quale siamo conosciuti in tutto il mondo e di cui dovremmo essere orgogliosi e gelosi; dovremmo pretendere che ci venga riconosciuta l’unicità del nostro Prosecco legata alla nostra storia e alle nostre tradizioni.

Non capisco perché non siamo capaci di prendere esempio dalla Francia con il Metodo Champenoise, dall’Ungheria con il Tokaji, dimostrando la storia e la tradizione del nome Prosecco. L’Italia e l’UE dovrebbero far in modo che questa sentenza cambi, la confusione che si verrebbe a creare se anche in Australia o in altre parti del mondo si utilizzasse indistintamente la denominazione di prosecco sarebbe enorme. Come noi abbiamo chiamato “Metodo Classico” il Metodo Champenoise, e abbiamo chiamato “Tai” o “Friulano” il Tocai, così anche l’Australia cambi il nome al loro vino.

Il prossimo passo quale sarà? Il Chianti Californiano o il Barolo Made in SouthAfrica… No Grazie!!!