Il vino vegano certificato

È arrivato il vino vegano: una certificazione lo garantisce

È finalmente pronto per essere stappato sulle tavole dei seguaci del veganismo il primo vino vegano: un vino privo di qualsiasi traccia di origine animale, definitivamente esclusa dal processo di produzione. Sì, perché vi sembrerà quasi incredibile ma il vino contiene alcune sostanze animali rigorosamente vietate ai radicali cultori della cucina vegana.

Si tratta – variabilmente – di albumina, caseina, chitina, sangue di bue, colla di pesce, cioè di tutte quelle gelatine impiegate nel processo produttivo per le chiarifiche. Nulla che possa essere concepito lontanamente da chi è alla ricerca di un vino vegano a tutti gli effetti.

È trentino il primo vino vegano

Da pochi mesi la Cantina Sociale Trentina Aldeno, cui fanno capo 408 produttori, ha ottenuto il via libera dell’Istituto Certificazione Etica e Ambientale di Bologna per questa particolare preparazione di vino biologico.

Il disciplinare predisposto da Icea è rigorosissimo e l’iter procedurale per ottenere l’agognata certificazione molto puntuale. Un’eventuale autocertificazione di idoneità del prodotto per vegetariani e vegani è autorizzata in etichetta, ma soggetta a successive verifiche.

I produttori sono così avvisati: ogni falsa dichiarazione sarà soggetta ai controlli anti-frode e, in caso di false dichiarazioni, a sanzioni penali. Molto meglio armarsi di pazienza e richiedere il visto dell’Istituzione bolognese.

Bicchieri con vino vegano - EFW

Come si produce un vino vegano

Ma come possiamo definire un vino vegano? Sicuramente è un vino biologico che proviene da agricoltura biodinamica, che non prevede concimazioni con derivati animali, assolutamente privo uso di sostanze organiche, ottenuto con vendemmia fatta a mano. Quanto ai metodi di coltivazione, poi, esitono gruppi di puristi che invocano l’utilizzo del cavallo al posto del trattore, contraddetti da quanti ritengono il ritorno “all’aratro” un vero e proprio sfruttamento degli animali da traino. E per quanto riguarda i trattamenti c’è chi prevede solo la filtrazione, chi autorizza la chiarificazione sostituendo le gelatine animali con bentonite o carbone vegetale, mentre, a monte, per la concimazione c’è chi vanta solo l’utilizzo di lieviti autoctoni.

 

Nuove frontiere per il vino vegano

Comunque stiano le cose nella preparzione, il primo vino vegano certificato ora c’è ed è un Pinot nero prodotto in prima battuta in quindicimila bottiglie che ha brillantemente superato la prova di veganità in ogni passaggio della produzione, dalla raccolta dell’uva alla fase dell’imbottigliamento, senza mai rivelare la presenza minima di gelatine animali.

Un’operazione ad alto tasso di successo se si considera che le prenotazioni di questo prodotto hanno già registrato il sold out fino a tutto il 2016. E c’è da scommettere che questo sarà solo il primo di tanti altri esperimenti che diverse cantine vorranno condurre e che porteranno il vino vegano a una larghissima diffusione.

Chi già, nell’indifferenza generale, produceva vino vegano destinato al mercato estero da anni, di fronte a questo exploit sta attivando ora, in gran fretta, le pratiche di messa in regola anche per il nostro paese.

 

Prezzo etico tutto sommato

Anche il prezzo, infine, è abbastanza etico, considerato che una cassa da 6 del primo vino certificato trentino è venduta al prezzo di 58 euro. Naturalmente l’etichetta non riporta il consiglio di associare la degustazione del prezioso liquido con brasati, uova e formaggi, ma più genericamente con “pietanze diverse”. Innaffiare di buon vino biologico un pranzo tutto cruelty free ora è possibile.

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